1° MARZO MANIFESTAZIONE PER I DIRITTI DEI MIGRANTI



Il 1° marzo è diventato uno degli appuntamenti simbolo dell’antirazzismo. Anche quest’anno vogliamo ribadire a gran voce che garantire i diritti dei migranti vuol dire garantire i diritti di tutta la società.
Solo insieme, migranti ed autoctoni, possiamo rispondere al clima di razzismo e di paura che alcuni esponenti di istituzioni, partiti politici o mass media vogliono affermare nel paese.
Solo insieme possiamo costruire una risposta alla crisi e a chi fomenta la guerra tra poveri, facendo crescere la solidarietà per rendere concreto il sogno di una società di convivenza, in cui tutte le persone possano godere degli stessi diritti, senza distinzioni basate sulle diversità.
Per ciò chiamiamo tutti a manifestare il 1° marzo a Milano contro ogni forma di razzismo e per i diritti dei migranti.
Vogliamo far risuonare per le strade di Milano le nostre richieste:
- La chiusura immediata dei Centri di Identificazione ed Espulsione e la chiusura definitiva del Centro di via Corelli a Milano.
- Una nuova legge sull’immigrazione.
- Svincolare il permesso di soggiorno dal lavoro.
- Il diritto di cittadinanza per tutti i bambini nati e/o cresciuti in Italia.
- Il diritto di voto per i/le migranti che risiedono in Italia
- Il diritto al lavoro per tutti, come previsto dalla Costituzione e la parità di diritti fra cittadini
- Il diritto al reddito per tutti.
- Una legge per il diritto d’asilo e reali politiche di accoglienza.
- No alla discriminazione nell’accesso ai servizi.
- Garantire l’esercizio della libertà di culto.

 Milano senza frontiere

La carta di Lampedusa

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 La Carta di Lampedusa è un patto che unisce tutte le realtà e le persone che la sottoscrivono nell’impegno di affermare, praticare e difendere i principi in essa contenuti, nei modi, nei linguaggi e con le azioni che ogni firmatario/a riterrà opportuno utilizzare e mettere in atto.
La Carta di Lampedusa è il risultato di un processo costituente e di costruzione di un diritto dal basso che si è articolato attraverso l’incontro di molteplici realtà e persone che si sono ritrovate a Lampedusa dal 31 gennaio al 2 febbraio 2014, dopo la morte di più di 600 donne, uomini e bambini nei naufragi del 3 e dell’11 ottobre 2013, ultimi episodi di un Mediterraneo trasformatosi in cimitero marino per le responsabilità delle politiche di governo e di controllo delle migrazioni.

... La Carta di Lampedusa non è una proposta di legge o una richiesta agli stati e ai governi.
La Carta di Lampedusa si fonda sul riconoscimento che tutte e tutti in quanto esseri umani abitiamo la terra come spazio condiviso e che tale appartenenza comune debba essere rispettata. Le differenze devono essere considerate una ricchezza e una fonte di nuove possibilità e mai strumentalizzate per costruire delle barriere.
La Carta di Lampedusa assume l’intero pianeta come spazio di applicazione di quanto sancisce, il Mediterraneo come suo luogo di origine e, al centro del Mediterraneo, l’isola di Lampedusa. Le politiche di governo e di controllo delle migrazioni hanno imposto a quest’isola il ruolo di frontiera e confine, di spazio di attraversamento obbligato, fino a causare la morte di decine di migliaia di persone nel tentativo di raggiungerla. Con la Carta di Lampedusa si vuole, invece, restituire il destino dell’isola a se stessa e a chi la abita. È a partire da questo primo rovesciamento dei percorsi fino ad oggi costruiti dalle regole politiche ed economiche predominanti, che la Carta di Lampedusa vuole muoversi nel mondo.